Ardigò 13 - Misteri ambrosiani by Fabrizio Carcano

autore:Fabrizio Carcano [Carcano, Fabrizio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788842563792
editore: Mursia
pubblicato: 2022-11-04T00:00:00+00:00

III

Milano, maggio 1982

La casa dove lo hanno sistemato fa schifo. Deve fare schifo, come lui.

È una stamberga in uno stabile fatiscente, in una traversa alle spalle di piazzale Brescia, un edificio che presto verrà demolito per essere ricostruito.

Alcune famiglie meridionali resistono agli sfratti, occupando gli appartamenti ai piani bassi. In quelli ai piani superiori si sono sistemati tossici e alternativi.

I soliti amici invisibili hanno sgombrato un bilocale per farlo sistemare alla meglio. Anzi alla peggio.

Muri imbrattati di scritte spray, polvere ovunque.

C’è un frigorifero, è l’unica cosa che funziona in quel tugurio dove al posto dei lampadari ci sono solo le lampadine appese al filo.

C’è anche un piccolo televisore. Lo accende sul primo canale.

Parlano di Gilles Villeneuve. È in fin di vita dopo un terribile incidente nelle prove del gran premio del Belgio. La sua Ferrari si è frantumata, lui è stato eiettato come un pilota di un caccia ma senza il paracadute.

Gli piace Gilles. Gli piaceva.

Il nuovo Philippe viaggia leggero, uno zaino da montagna trasporta la sua nuova vita.

Pare l’evoluzione moderna di un francescano votato alla povertà: qualche coperta, una felpa bucata, un solo libro in francese.

È un’edizione ristampata de I fiori del male di Baudelaire, gentile omaggio del maggiore, insieme a un po’ di provviste per riempire lo stomaco.

Il resto lo porta addosso, è il suo abbigliamento, raccattato nelle bancarelle della fiera di Sinigaglia, il mercatino delle pulci dei Navigli, della Darsena, anche se negli anni ha traslocato più volte in altre strade limitrofe a corso di Porta Ticinese. È uno di quei posti dove l’Ardito andrebbe con un bel mucchio di bombe ananas per fare i fuochi d’artificio.

Per fortuna non ci sono specchi per vedere lo schifo con cui lo hanno addobbato.

I capelli tinti di nero e verde pisello, rasati sui lati, issati in una sorta di cresta da iguana. Ha anche un rossetto nero per le labbra e lo smalto sempre nero per le unghie.

Indossa un chiodo borchiato, anfibi e una di quelle felpe con il cappuccio con stampata l’immagine stilizzata di un gruppo hard rock che non ha mai sentito.

Nei pochi giorni della sua orrida metamorfosi estetica ha studiato i punk, ha ascoltato i vinili con la loro musica, i Sex Pistol, i Clash, ha cercato di comprendere quel loro mondo sbagliato, maleducato, malato.

Il loro punto di ritrovo del resto si chiama Virus e fotografa quello che sono: una malattia da debellare.

In altri momenti uno come lui sarebbe stato il disinfettante giusto, a suon di pallottole della sua 357 che gli manca tanto.

Non può, non deve, gli tocca fare il guitto stavolta.

Su il sipario, deve andare in scena.

Philippe è un ex studente di legge alla Sorbona, rampollo di una famiglia abbiente, che ha mandato a fanculo tutti e si è spogliato di ogni bene.

Prima di andarsene dalla prigione dorata eretta dal padre ha sgraffignato un piccolo malloppo per il viaggio e per mantenersi qualche mese. Non ha idee per il futuro, progetti o speranze, campa alla giornata, senza un domani.

Questa è l’unica verità, l’unica cosa che accomuna Philippe il buono all’Ardito il cattivo.

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